La Rocca di Rivoli è un promontorio situato a sud del paese in una posizione geograficamente strategica: ha una posizione di dominio sulla valle dell’Adige ed è un punto di connessione con i passi alpini. Il sito è stato interessato da diverse indagini archeologiche le quali hanno ricostruito in parte la sua storia.
Nel 1874 grazie allo studioso Gaetano Pellegrini, pioniere degli studi paletnologici nel Veronese, vennero portate alla luce le prime evidenze di una frequentazione, situata su una spalla del promontorio, attribuita al Neolitico e all’età del Bronzo. Furono rinvenuti frammenti di vasi a bocca quadrata, macine di pietra, pesi da telaio, fusaiole della tessitura, strumenti in selce ed osso e la famosa Venere di Rivoli, una statuetta in terracotta riferibile ad una figura femminile. Questi reperti archeologici oggi sono esposti al Museo Civico di Caprino Veronese.
Le ricerche archeologiche ripresero nel 1978 con l’Università di Lancaster. Dai primi scavi è stato dimostrato che l’area non è stata più frequentata dal suo primo stadio, fino a tre precise fasi nel medioevo, in cui venne controllata sempre per scopi militari.
Il primo uso risale al VI-VII secolo quando la Rocca venne occupata da un insediamento con funzione militare di controllo della strada a cuasa delle incursioni dei Franchi lungo la valle dell’Adige. Cessata la minaccia l’area venne nuovamente abbandonata fino alla metà del XII secolo quando al passaggio di Federico Barbarossa sulla Rocca si insediò un castello, i cui resti sono ancora oggi visibili. L’ultima fase in cui si registrano frequentazioni coincide con la guerra tra Milanesi, Veronesi e Veneziani per il controllo della Val d’Adige tra il 1380 e il 1410. Venne poi definitivamente abbandonato.